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Breve storia della radio
1887 – Hertz inventa un oscillatore in grado di inviare un’onda elettromagnetica che poteva essere rilevata a breve distanza.
1896 – Il russo Popov e l’italiano Marconi, indipendentemente l’uno dall’altro inviano il primo messaggio radiotelegrafico
1901 – Marconi riesce ad inviare il primo messaggio radiotelegrafico attraverso l’Oceano Atlantico.
1900 – Fessenden riesce a trasmettere la voce dell’uomo a diversi km di distanza.
1906 – Fessenden trasmette la prima trasmissione radiofonica: parole e musica vennero inviate ad una distanza di 25 km.
1915 – Le trasmissione radiofoniche sono una realtà capaci di varcare i confini dell’oceano.
1924 – Grazie alla trasmissione ad onde corte Marconi riesce a trasmettere dall’Inghilterra all’Australia.
La radio nasce e si sviluppa in pochissimi anni grazie al contributo di numerosi ingegneri, scienziati e ricercatori che contemporaneamente, anche se quasi sempre indipendentemente l’uno dall’altro, riescono a dare forma ad un apparecchio che cambierà in maniera inequivocabile la storia dell’umanità.
La prima stazione radiofonica nasce nel 1919 in un garage alla periferia di Pittsburg ad opera di un ingegnere, Frank Conrad. Nel 1920 nasca la KDKA, una stazione radio di Pittsburg nata dagli stessi produttori dell’apparecchio radiofonico per promuoverne e incentivarne la vendita: sempre nello stesso anno la radio trasmise in diretta il secondo turno delle lezioni presidenziale con un ascolto tra i 500 e i 1000 apparecchi sintonizzati. La notizia dell’evento diede inizio alla corsa sfrenata alla costruzione di nuove radio e la nascita di numerose stazioni radiofoniche. Mentre l’America apriva le nuove trasmissioni al pubblico, in Italia, con la legge 345 del Giugno 1910, l’utilizzo di questa tecnologia era riservato solamente per scopi militari. Finita la Prima Guerra Mondiale la situazione non cambia: Mussolini era piuttosto diffidente verso le potenzialità del mezzo per scopi propagandistici e commerciali, continuando a vietarne la diffusione popolare. Solamente nel 1924 Mussolini e il regime fascista si accorgono dell’impatto che un mezzo del genere avrebbe potuto avere sul popolo: durante la Seconda Guerra Mondiale vennero create Radio Urbe e la famosa EIAR, che finita la guerra diventerà la R.A.I. (Radio Audizioni Italiane).
Il regime fascista diede un notevole contributo allo sviluppo della radio in Italia. I primi apparecchi avevano un prezzo molto elevato, agli inizi degli anni ’30 quasi 2.000 lire, accessibile esclusivamente ad una fascia dell’alta borghesia, ma appena 7 anni dopo la qualità delle trasmissioni e il prezzo ridotto fecero esplodere il fenomeno anche nel nostro paese.
I primi apparecchi radiofonici, come abbiamo visto, essendo molto costosi venivano impiegati quasi esclusivamente in campo militare o sulle imbarcazioni (famosa la richiesta di aiuto lanciata dal Titanic il 16 Aprile 1912), ma già nel 1920 il suo impiego era diventato popolare. La Seconda Guerra Mondiale diede un ulteriore impulso alla sua evoluzione e diffusione; il nuovo mezzo assunse un ruolo fondamentale nella propaganda e nell’informazione soprattutto quando tutti gli altri vecchi mezzi divennero inutilizzabili a causa della distruzione di linee telefoniche, strade, ponti e ferrovie.
La radio provocò un cambiamento radicale nella nostra società: per la seconda volta dopo l’invenzione del telefono, il rapporto spazio-temporale veniva annullato ma in questo caso in maniera più ampia e con maggior diffusione.
A differenza dell’apparecchio telefonico, che comporta una comunicazione privata tra due individui, la radio permette una trasmissione di informazione nel rapporto uno a molti. Questo tipo di trasmissione univoca ha dimostrato nella storia di possedere un potere di manipolazione dell’opinione pubblica molto potente e in casi estremi anche disastroso.
Per finire questa breve introduzione sulla storia della radio può essere utile analizzare come si siano evolute le varie tipologie di programmi trasmessi.
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In America le trasmissioni iniziarono negli anni ’20; tra le più famose stazioni dobbiamo ricordare la H3C, la radio nazionale americana, che trasmetteva quotidianamente.
La diffusione di questo media fu molto rapida, alla fine degli anni ’40 in ogni casa americana c’era apparecchio che trasmetteva commedie radiofoniche, telecronache sportive, programmi per bambini e musica. Le radiostazioni però ebbero una grave crisi perché non riuscivano ad autofinanziarsi: le case produttrici degli apparecchi non trovavano più conveniente investire e solamente grazie alla pubblicità degli inserzionisti fu possibile continuare e aumentare il numero delle trasmissioni. Anche durante la crisi del ’29 e i dieci anni di depressione che seguirono, la radio conobbe una straordinaria fioritura: la musica teneva su il morale della gente, gli intrattenitori divertivano e le notizie più drammatiche distraevano gli ascoltatori dai problemi personali.
Negli anni ’50 si ha il primo vero cambiamento: la televisione entra nelle case americane e sostituisce la radio nella trasmissione di commedie e spettacoli di varietà. A questo punto la radio è costretta a cambiare genere di programmi e inizia la diffusione di musica e notiziari. Dal soggiorno, la radio fu spostata nelle camere da letto, nelle cucine, nelle macchine e soprattutto in luoghi all’aperto come spiagge e parchi. Con l’invenzione dei transistor nascono le prime radio portatili e le autoradio che porteranno la musica fuori dalle pareti domestiche provocando un primo cambiamento nella società: la musica invade ogni spazio, dagli uffici ai parchi, dalle camerette a qualsiasi luogo dove sia possibile ricevere un segnale. Nel 1954, in pieno boom economico, la radio fa da colonna sonora del nuovo senso di libertà soprattutto tra i giovani.
Come abbiamo già visto anche la pubblicità e tutto il sistema economico hanno contribuito a diffondere questo mezzo di comunicazione di massa, ideale per raggiungere un numero sempre maggiore di clienti, entrare nelle loro case e nelle loro macchine, 24 ore su 24.